Condivido tutto il discorso e lo estenderei anche al 99% dei casi… Che ci sia stato un progresso immenso e continuo non solo nella "cultura media" ma anche nella "quantità e qualità" di cultura in circolazione nella società è innegabile, com'è innegabile che buona parte del merito sia da ascrivere alla sua maggiore accessibilità e diffusione. E di certo anche la fotografia beneficia di tutto ciò.
Secondo me, significa constatare un'ovvietà; la gente non capisce un gran che praticamente di nulla. Democraticizzazione della cultura significa diffusione capillare delle conoscenze di base su molti argomenti; però, ovviamente, nessuno può approfondire le proprie competenze in più di un paio di ambiti, quindi negli altri dovrebbe essere cosciente di avere limiti importanti.
Nella nostra epoca, la popolarità dell'immagine si accompagna all'idea che la fotocamera dello smartphone, il social, la naturale attitudine agli aspetti figurativi e le competenze di base che abbiamo più o meno tutti siano tutto ciò che occorre per praticare la fotografia.
Trovo anch'io esagerato profetizzare la fine della fotografia e stupido affibbiarne la colpa al progresso tecnologico; però… mettiamo che domani si registri un'esplosione dell'interesse per le arti plastiche e il mercato ci regali la possibilità di avere in casa l'occorrente per produrre oggetti in porcellana a costi abbastanza popolari: se tutti si mettessero, impiegando le conoscenze acquisite nelle ore di arte alle scuole medie, a forgiare, esporre, commentare, criticare e vendicchiare questi oggetti, facendo un unico calderone con la vera ceramica artistica… beh, alla lunga i maestri di Capodimonte avrebbero delle difficoltà a far emergere il loro prodotto e forse si metterebbero (con tutte le ragioni e nessun esito) a protestarne la superiorità.